Chi ha paura della menopausa? Potremmo rivolgere a tutte le donne – e, perché no, anche agli uomini – questa domanda parafrasando l’opera teatrale del drammaturgo americano Edward Albee: Who’s Afraid of Virginia Woolf? scritta nel 1962. Chi ha paura di Virginia Woolf? è, nei fatti, un gioco di parole che richiama diversi contenuti; dalla canzone “Chi ha paura del lupo cattivo?” – cantata di quando in quando dai due protagonisti della pièce teatrale, il cui ritornello ricorda non solo la favola di Cappuccetto Rosso, ma quelle in cui il lupo è l’animale simbolo del dio Apollo, ideale di bellezza, ordine e perfezione –, all’elogio della scrittrice londinese.
La menopausa può offrire la possibilità di costruire una trama, ancora una volta, e di tessere il filo del sentimento della paura che appartiene sia all’identità femminile sia alla creatività, negli aspetti psicologici trasformativi propri delle fasi di passaggio della nostra vita.
Nelle donne che hanno superato i quarantacinque cinquanta anni di età, e nelle quali i disagi della menopausa si sono fatti strada attraverso il linguaggio dei sintomi, il desiderio di iniziare un percorso analitico può servire a contrastare la paura del cambiamento, e fare breccia nella mente per nominare i bisogni non ascoltati e per risignificare le relazioni che hanno abitato il proprio passato.
L’evento psichico della menopausa è legato alla sessualità della donna, la cui vita amorosa è molto spesso vissuta in funzione della riproduzione e della maternità. Nonostante i cambiamenti culturali abbiano contribuito ad aumentare le aperture sociali fortemente volute dal pensiero femminile, nella fantasia della donna i rapporti sessuali faticano a trovare spazio, anche quando il suo corpo si presenta sano e attraente grazie alle ricerche farmacologiche e della cosmesi, e alle abitudini apprese dalla conduzione di un’attività sportiva.
La menopausa non è una malattia, ma un’esperienza psichica importante per la donna che si trova ad affrontare l’età matura, nell’individuazione della propria nuova soggettività. E la cura che la donna consapevole riserva per sé è da inquadrare, secondo il pensiero psicoanalitico, nel passaggio dal corpo aperto della generatività al corpo femminile da scoprire grazie alla mancanza.
La costruzione del desiderio femminile è sempre rinnovata per la donna che, dalla nascita, si impegna a tessere il proprio spazio, a farsi corpo animato, all’interno della famiglia prima e della società poi.
Per approfondimenti, si possono leggere i seguenti contribuiti:
Maria Vittoria Ludovichi, La menopausa: una fantasia della donna, in «Pol.it» (06.10.2012) <www.psychiatryonline.it>.
Maria Luisa Vallino, L’Universo immaginale femminile: Percorsi analitici nella seconda metà della vita, in «Maria Luisa Vallino. Percorsi della psiche» (11.10.2013) <www.marialuisavallino.it>.