È difficile non solo per gli uomini entrare in contatto con la funzione del sentimento. Anche le donne faticano a trovare la strada quando possono legarsi ad un uomo diverso dal padre: la costruzione del desiderio si confronta sempre con la forza degli istinti, come sappiamo e non solo dal nostro lavoro. Scrive Marina Valcarenghi (1999, p. 36):
“[…] né l’archetipo maschile, né l’archetipo femminile appartengono in esclusiva a un sesso o all’altro e […] l’energia psichica di ogni uomo e di ogni donna può accogliere, nel corso della vita, l’uno o l’altro, orientandosi verso un’immagine di completezza.”
Quando noi donne usiamo il sentimento maschile tendiamo a organizzare le nostre emozioni, e a orientarle verso un fine, a volte una vocazione, dirigendo l’energia penetrativa nella costruzione dei nostri desideri, mettendoci in gioco in prima persona. Per fermarci poi, giunte all’obiettivo, centrate sulla percezione emotiva, propria del sentimento femminile, che rivela l’essere nella sua capacità contemplativa e ricettiva nei confronti dell’oggetto amoroso. In realtà, questo movimento dovrebbe corrispondere ad un moto di alternanza nella sfera del sentimento, che porta ad una coniunctio oppositorus nell’integrazione delle parti, come origine di un’immagine del Sé. Parti che, se rimangono inconsce, quindi in ombra e con un aspetto arcaico, rischiano di essere dominate dalle emozioni che si impossessano del nostro modo di agire, sentire e pensare. La volontà invece, che è la base psichica dell’istinto - cioè la quantità di libido che utilizziamo per sottrarci alla funzione conservatrice della componente fisiologica - in quanto predisposizione ereditaria a capire il mondo e a interpretarlo, la possiamo usare sia come funzione della coscienza che aiuta a comprendere la vita tramite i sensi, sia come capacità di tradurre il mondo interno in forme creative visibili all’esterno. Dare forma al mondo interiore è quindi una possibilità creativa che si confronta con il modo di sentire collettivo, contro i modelli dominanti della società che tendono ancora oggi a confinare il sentimento femminile in accezione passiva, umiliando il corpo e la dignità del desiderio e dello spirito. Un esempio: Franca Viola che nel 1967 rifiutò di sposare l’uomo che l’aveva violentata, modificando con il coraggio della sua scelta il codice penale a proposito della funzione delle nozze riparatrici.
A questo proposito, i miti e le fiabe offrono immagini simboliche che aiutano a svelare i significati inconsci in grado di esercitare su di noi una forte risonanza emotiva. In una delle fiabe interpretate da Marie-Louise von Franz – che fu analista, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung – intitolata Il Vecchio Rink Rank, dei fratelli Grimm, che leggiamo all’interno del libro L’Animus e l’Anima nelle fiabe, il vecchio Cavaliere Rosso dalla barba lunga ben diciassette pollici, rappresenta l’Animus negativo della principessa e l’Ombra del Re. Frequentemente, nelle fiabe in cui sono presenti un re, una principessa e una prova, alle cui difficoltà è sottoposto il promesso sposo nonché probabile futuro regnante, manca la figura della regina. L’assenza della figura materna, in termini di psicologia personale, mostra spesso i tratti della debolezza e della insicurezza nell’identità femminile, tanto che può accadere che la figlia cada vittima dell’Animus, cioè della componente inconscia maschile della sua personalità, con il pericolo della identificazione negli aspetti negativi dell’uomo, ad esempio la rigidità del pensiero, lo spirito polemico e l’intransigenza. Naturalmente, una fiaba mostra solo come possono coesistere gli archetipi vicini fra loro nell’inconscio collettivo, e come la realtà profonda della vita personale di ogni individuo possa basarsi su dinamiche universali, fintanto che i fatti stessi non sopraggiungono a creare tensioni e conflitti. Quindi, in questa fiaba, la mancanza della madre, di un elemento di accoglienza e calore importanti per il processo di individuazione del femminile, segnala l’assenza del sentimento quale orientamento nella vita del regno. E l’imago paterna segna la tenacia dell’ordine irremovibile, collegato all'Animus quale archetipo di senso e significato. Infatti, la prova riservata al giovane innamorato si presenta come trappola per la principessa: una montagna di vetro, la cui scalata rappresenta la vittoria per la mano della contendente, si apre inghiottendo la figlia del re. (Nella clinica può accadere di osservare il sintomo quando alla paziente è offerta la possibilità di uscire dal complesso paterno che la condiziona). All’interno della prigione si trova l’aspetto negativo del maschile interiore della principessa, rappresentato nei panni del Vecchio Rink Rank (Cavaliere Rosso), che chiede alla giovane di fargli da serva dandole il nome di Signora Mansrot (l’elemento rosso dell’Uomo). Ogni giorno Rink Rank esce dalla montagna di vetro (simbolo di trasparenza e capacità intellettuale, che consente di vedere attraverso ma non di entrare in contatto con la natura esterna) arrampicandosi con una scala, e ogni sera rientra carico di oro e argento, aspetti seduttivi offerti dall'Animus negativo affinché la figlia rimanga in una gabbia isolata e inconsapevole delle potenzialità del suo valore, incantata dal meraviglioso mondo offerto dal padre. Fino a quando la principessa, divenuta consapevole del suo spirito d'iniziativa, riesce ad incastrargli la lunga barba e a fuggire dalla finestra facendosi dare la scala. (Il simbolo della barba può rappresentare nella realtà il chiacchiericcio inconscio, e bloccare la barba o tagliarla significa fermare le parole o il pensiero ruminante. È bene chiedersi: sono io che parlo e penso o è qualcosa dentro di me? Sono così attaccata alle mie opinioni e pregiudizi che questi agiscono al posto mio?) Ora la principessa è libera dalla morte di sé, grazie all’intelligenza e al coraggio mobilitati dalla prossimità del pericolo. La fiaba si conclude con la ragazza che sposa il corteggiatore e il padre che uccide il vecchio barbuto impossessandosi del tesoro, inteso ora quale simbolo di energia trasformatrice più che di ricchezza materiale. Scrive Marie-Louise von Franz (2009, p. 23):
“In molte fiabe l’eroe negativo porta il nome di Cavaliere Rosso. Nel nostro racconto, il vero legame fra la ragazza e il demone si evidenzia attraverso i loro nomi: ciascuno dei due porta un nome che contiene il termine “rosso”. Rink Rank, il Cavaliere Rosso, chiama la ragazza Mansrot, che combina l’idea del rosso della passione con l’elemento maschile; in tal modo le prospetta di guadagnare la propria dimensione di autenticità, collegando a livello cosciente l’Animus, quale maschile interiore nella donna, con la sfera del sentimento. Nella psiche di una donna scarsamente conscia del suo maschile interiore, l’Animus tende ad appropriarsi del lato emotivo della personalità dando vita a una goffaggine sentimentale paragonabile al proverbiale 'elefante nel negozio di porcellane'. Anche se una donna riesce, in qualche misura, a sviluppare un buon Logos, con obiettività e senso critico nei propri confronti, senza però nessun rapporto con la personificazione del maschile interno, la sua natura femminile resterà sentimentalmente repressa […].”
Il colore rosso è il legame, il buon conduttore: la dimensione di autenticità del femminile è data dalla capacità di elevare a livello cosciente il suo sentimento, l'energia di legarsi all'altro. Quando una donna non sa che si è identificata con il maschile negativo, in virtù del fatto che ne aveva paura, non conosce il suo lato femminile del sentimento perché non ha potuto sperimentare l’unione nella relazione con l'altro da sé. Per questo motivo la natura femminile rimane repressa e il sentimento pure, pronto a farsi catturare dall’Animus negativo. Nella simbologia popolare il rosso è il colore collegato all’amore e al desiderio così come all’emozione della rabbia e alla aggressività. In questa fiaba è l'elemento simbolico trasformativo che rappresenta sia l'aspetto negativo del maschile che si oppone alla crescita psicologica propria della donna, sia tutto quanto è proprio della vita stessa, se riconduciamo il suo significato all'esperienza del sangue e del fuoco. Il rosso è un colore caldo e “maschile” secondo il simbolismo dei colori, ed è associato all’impulso sessuale e al senso di ribellione: è il colore di un caldo sentimento che emerge dal profondo, che si espande dall’anima della donna (dalla vita) e si mostra nell’incontro con l’alterità per assumersi l’audacia della colpa.
J. Jacobi, Dal regno delle immagini dell'anima, Roma, Edizioni Magi, 2003
C. G. Jung (1919), Istinto e inconscio, in Opere, Vol. VIII, Torino, Boringhieri, 1976
C. G. Jung (1921), Tipi psicologici, in Opere, Vol. VI, Torino, Bollati Boringhieri, 2004
M. Valcarenghi, Relazioni, Milano, Tranchida Editore, 1999
M.-L. von Franz, L'Animus e l'Anima nelle fiabe, Roma, Edizioni Magi, 2009